
All’Elettrofisiologia dell'ASO S. Croce di Cuneo un’innovativa tecnica di navigazione tridimensionale sostituisce i raggi X.
La metodica è già stata utilizzata con successo su un giovane sedicenne.
Limitare l’esposizione dei pazienti alle radiazioni e ai rischi ad esse connessi: è questo l’obiettivo di fondo del lavoro che l’Azienda ospedaliera cuneese sta portando avanti con “Slow medicine” per un utilizzo più appropriato delle procedure diagnostiche e terapeutiche e che oggi segna un altro importante sviluppo, con la messa a punto di una procedura di ablazione della tachicardia atriale che non prevede l’utilizzo di raggi X.
Fino ad oggi, nel Laboratorio di Elettrofisiologia dell’Ospedale S. Croce si utilizzava la metodica classica, che prevedeva l’individuazione della zona responsabile dell’aritmia attraverso elettrocateteri guidati proprio tramite un sistema di scopìa a raggi X. La nuova tecnica si avvale invece di un sistema di navigazione tridimensionale elettro-anatomico, già in dotazione al Laboratorio, che permette la ricostruzione su computer della anatomia delle camere cardiache e di localizzare con precisione la posizione dei cateteri utilizzati per la procedura.
A usufruire per la prima volta di questa innovativa metodica è stato un giovane sedicenne, sintomatico per cardiopalmo. L’intervento ha avuto la durata di settanta minuti, con paziente sempre sveglio, e ha risolto con successo la tachicardia da cui era affetto.
La circostanza è particolarmente significativa dal momento che sono proprio i giovani a figurare fra i soggetti più sensibili al danno da radiazioni, in quanto sono esposti a un rischio cumulativo importante, legato alle indagini radiologiche che si renderanno indispensabili nel corso della loro vita.
Va sottolineato come la tecnica in questione sia eseguibile nei confronti di una vasta platea di pazienti, che comprende anche le donne in gravidanza: un altro caso, questo, in cui l’azzeramento del pericolo legato alla esposizione radiologica è di particolare importanza.